Chi eredita un immobile in Italia è tenuto a compiere diversi adempimenti. Tra questi, uno in particolare negli ultimi anni ha fatto molto discutere: la trascrizione dell’accettazione tacita dell’eredità. Si tratta di un passaggio che ha suscitato critiche da parte di professionisti e operatori del settore immobiliare, perché spesso appare come un onere burocratico superfluo, con costi a carico degli eredi e dei cittadini.
Ma cos’è esattamente questa trascrizione? Quando è obbligatoria? E si può davvero pensare di eliminarla?
Quando una persona eredita un immobile e compie atti che presuppongono l’accettazione dell’eredità (come vendere, donare o ipotecare un bene), si parla di accettazione tacita. In questi casi, la legge prevede che l’accettazione venga trascritta nei registri immobiliari.
Questo adempimento ha lo scopo di rendere pubblica l’avvenuta accettazione, tutelando i terzi che acquistano o si interessano all’immobile. Tuttavia, in molti casi si tratta di un passaggio ridondante, dato che l’accettazione stessa si evince chiaramente dagli atti notarili già registrati.
Quando scatta l’obbligo di trascrizione
L’obbligo scatta ogni volta che l’erede dispone dell’immobile ricevuto in eredità. Per esempio:
- Quando lo vende;
- Quando lo dona;
- Quando lo offre in garanzia ipotecaria.
In questi casi, il notaio deve procedere alla trascrizione dell’accettazione tacita dell’eredità prima di poter procedere alla trascrizione del nuovo atto.
Perché viene considerato un balzello inutile
Secondo molti operatori, questa doppia trascrizione rappresenta un’inutile complicazione. Non solo comporta tempi più lunghi, ma soprattutto un aggravio di costi per il cittadino. La sua utilità pratica è messa in dubbio, poiché spesso l’accettazione è già evidente dall’atto che si va a stipulare.
Anche il Consiglio Nazionale del Notariato ha evidenziato più volte come questa previsione normativa possa essere semplificata o eliminata, almeno nei casi in cui la titolarità dell’immobile e l’accettazione dell’eredità risultino in modo inequivocabile.
Quali sono i costi della trascrizione
La trascrizione dell’accettazione tacita comporta:
- Imposte ipotecarie e catastali;
- Compensi notarili aggiuntivi;
- Ulteriori oneri di registrazione.
In pratica, ogni erede che voglia vendere un immobile ricevuto in eredità si ritrova a dover sostenere costi per un atto formale che non produce effetti nuovi, ma serve solo a “ufficializzare” un’accettazione già palese.
Una semplificazione auspicabile
La proposta di eliminare l’obbligo di trascrizione dell’accettazione tacita è da tempo sul tavolo. Si tratterebbe di un intervento semplice, che non altererebbe in alcun modo la tutela giuridica dei soggetti coinvolti, ma che potrebbe ridurre costi e burocrazia, soprattutto in un settore delicato come quello delle successioni immobiliari.
Eliminare questo passaggio significherebbe rendere più fluide le compravendite post-successione e alleggerire i costi a carico degli eredi, spesso già gravati da spese e imposte successorie.